Toponimo: Lazise deriva dal latino Lacisium, da alcuni studiosi legato alla parola lacus: lago. Di ciò non esistono tuttavia conferme epigrafiche o manoscritte.
La storia di Lazise prende inizio in epoca preistorica. Ritrovamenti di villaggi palafitticoli lungo le rive del lago e nella frazione di Pacengo (località Bor) interessano gli ultimi anni del 1800, e testimoniano un insediamento umano lontano nel tempo.
Non si hanno notizie sicure circa il periodo romano, ma la posizione del paese e diverse testimonianze ritrovate nei comuni limitrofi fanno ipotizzare ad una presenza sul territorio anche in tale epoca.
I primi documenti che confermano l’esistenza di una comunità lacustre importante sono altomedievali: si tratta di alcuni diplomi canonicati, che parlano di terreni donati al monastero di San Zeno a Verona, posti tra Lazise e Colà, e di un diploma imperiale, alla firma di Ottone II (983), che concede agli originari di Lazise diritti di commercio, ripatica (tassa per l’uso della riva di fiumi o di laghi, per l’attracco di natanti o per operazioni di sbarco, in uso nel Medioevo), e pesca, ma soprattutto la completa autonomia civica. Realtà, questa, che rende Lazise il primo comune d’Italia, insieme a Bingen in Germania.
A questo periodo è possibile far risalire la costruzione della prima cerchia difensiva, la cui unica testimonianza è data dalla Torre campanaria (oggi cappella funeraria privata), innalzata nell’odierno cimitero. Nel 1077 un altro imperatore – Enrico IV – concesse la costruzione del castello e la completa fortificazione del borgo con una cinta muraria: sistema difensivo che sarà ampliato e restaurato dagli Scaligeri (testimone ne è la targa sulla Porta civica detta di Cansignorio), e successivamente dai Visconti, quando il comune entrò a far parte della Gardesana (detta in periodo veneziano dell’Acqua), una sorta di protettorato che comprendeva altri comuni lacustri, come Malcesine, Torri del Benaco e Garda .
Nel 1405, a seguito delle guerra per la conquista del territorio veronese tra Venezia e i Carraresi, Lazise seguì il destino di Verona e, dopo un breve conflitto, si arrese alla Serenissima, che lo rese centro primario per i traffici e il controllo del Lago.
All’epoca rinascimentale risale il Tezone, oggi scomparso, per la produzione del salnitro, e la Dogana, ancora visibile a fianco del porto vecchio e centro di raccolta e commercio di tutto il basso lago. Proprio per la sua importanza commerciale, Lazise si trovò al centro degli scontri tra la Serenissima e la Lega di Cambray (1509), momento in cui può risalire l’affondamento, da parte dei veneziani, di alcune navi della flotta militare di fronte al porto del comune. Successivamente fu saccheggiata dai lanzichenecchi, scesi per la guerra tra Carlo V e Francesco I per il ducato di Milano.
Solo nel ‘600 iniziò un periodo di calma e pace, che favorì la crescita economica e sociale di Lazise: furono ripristinati gli antichi privilegi di pesca e ripatica, istituita una Guardia per il controllo dei dazi e del commercio contro il fenomeno del contrabbando, innalzate ville e corti rurali nell’entroterra da parte delle famiglie nobili veronesi. Con la discesa dei francesi in Italia e la guerra con Venezia, Lazise venne occupata dalle truppe napoleoniche, che stabilirono un comando militare. In seguito, con il trattato di Campoformio, il territorio di Lazise si trovò sul confine tra i due imperi (Austria e Francia), per poi essere annesso prima al Regno d’Italia (1805) e poi, con la restaurazione, al Regno Lombardo–Veneto (1815).
Santo Patrono – San Martino
Martino nacque in Pannonia, l’odierna Ungheria, nel 316; era figlio di un ufficiale romano e fu educato nella città di Pavia, dove passò la sua infanzia fino all’arruolamento nella guardia imperiale all’età di quindici anni. A scuola Martino prese i primi contatti con i cristiani e, all’insaputa dei genitori, si fece catecumeno e prese a frequentare con assiduità le assemblee cristiane. La sua umiltà e la sua carità hanno dato vita ad alcune leggende tra cui quella in cui Martino incontrò un povero al quale donò metà del suo mantello; oppure quella dell’attendente che Martino considerava come un fratello, tanto da tenergli puliti i calzari.
Le galea sommersa
Durante la battaglie tra la lega di Cambrai e la Serenissima, il Lago di Garda fu teatro di numerosi scontri navali. In particolare nel 1509, vista la difficile situazione, il Consiglio dei Dieci ordinò all’allora capitano Zacharia Loredan di abbandonare Lazise in mano ai nemici, non prima di aver distrutto quanto rimaneva della flotta militare presente.
Il Capitano decretò che la galea e le due fuste rimaste fossero portate al largo di Lazise e bruciate. Solo nel 1962, grazie alle immersioni di un gruppo di subacquei, fu possibile individuare la posizione corretta delle navi sommerse e procedere al loro recupero. Già da tempo si rinvenivano nei reoni da fondo (reti per la pesca a strascico da fondo), strutture o materiale appartenenti alle navi e testimonianze mute della loro esistenza.
L’équipe di sommozzatori, capitanata dal professor Zorzi lavorò per cinque anni alla pulizia e al rilievo dell’unica nave rimasta (la galea), che risultò essere lunga trenta metri e larga sei, con un albero a vela e posta ad un centinaio di metri al largo dell’imboccatura del porto vecchio.
In quel momento furono recuperate anche le due ancore dell’imbarcazione, nonché altro materiale relativo alle vele. Purtroppo nessun segno del tanto favoleggiato tesoro del paese che doveva trasportare, ma questa è più una leggenda locale che un fatto storico.
Da anni si attende per un recupero definitivo della struttura rimasta e la sua musealizzazione all’interno della Dogana vecchia, come sempre proposto. Ma al momento, sia per motivi economici che conservativi (si teme infatti che l’esposizione all’aria aperta potrebbe compromettere gran parte del reperto), l’antica galea veneziana rimane al suo posto in fondo al lago.
Durante la Prima e della Seconda Guerra d’Indipendenza Lazise si trovò al centro di una serie di episodi, vista al sua vicinanza con Peschiera – allora città-fortezza austriaca – per entrare, nel 1866, tramite plebiscito popolare, nel Regno d’Italia. Le vicende storiche da quel momento in poi sono molto più silenziose. E’ interessante la trasformazione che prende avvio agli inizi del ‘900, che porta il comune a diventare un importante centro di turismo.
Il turismo iniziò da noi alla fine degli anni cinquanta, e così Lazise è divenuto un centro di primaria importanza, primo come numero di presenze turistiche fra i comuni della sponda veronese del lago di Garda. E’ ricco di storia, di monumenti e di cultura, ospitale per il clima mite che il lago e le colline moreniche offrono ai villeggianti che lo scelgono come meta delle loro vacanze. Dispone di ampi parcheggi, locali ospitali, ristoranti fra i più rinomati della zona, dove si possono gustare i piati tipici della gastronomia tradizionale e internazionale.
Durante la stagione estiva, nel parco comunale, nel castello e nei giardini delle numerose ville presenti sul territorio, si può assistere a concerti di musica classica, musica leggera, spettacoli di cabaret o sfilate di moda. Per chi desidera andare alla ricerca di prodotti genuini, poi, l’entroterra offre all’appassionato ampie possibilità per gustare vini pregiati e frutta di ogni qualità.
Se invece le limpide acque del lago sono la vostra attrazione, con i suoi 9 km di rive Lazise è l’ideale per una vacanza sul lago di Garda.
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Pagina aggiornata il 09/04/2024